Viviamo in una società competitiva che scatena rivalità senza esclusione di colpi. E il comportamento aggressivo come un modello per farsi largo nella vita. (Sergio Quinzio)

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L’aggressività è una parte fondamentale dello sviluppo psicologico e sociale di un bambino ed è parte integrante del vissuto di ogni essere umano. Come potremmo difenderci escludendo l’aggressività dalle nostre vite? Oppure, come potremmo passare quell’esame all’università, o ottenere quel lavoro che desideriamo tanto? Anche le persone che si definiscono calme e pacifiche, custodiscono dentro di loro l’aggressività, per un motivo molto semplice: la rabbia è un’emozione e in quanto tale ci fornisce delle informazioni su di noi e sull’ambiente esterno, in poche parole ci serve per vivere (e per sopravvivere!). È comunque vero che spesso si fatica a controllarla e ad esprimerla in modo adattivo, senza trasformarla in violenza. Questo significa imparare a gestire le proprie emozioni, comunicare con gli altri e affrontare i conflitti. In questo modo, durante lo sviluppo e l’età adulta, le persone saranno in grado di incanalare i propri impulsi aggressivi. A volte però le cose non vanno proprio così. Alcuni bambini per predisposizione temperamentale manifestano precocemente segni di irritabilità e questo li porterà più facilmente a sviluppare modalità aggressive d’interazione. Molti bambini invece hanno subito abusi, maltrattamenti e/o sono stati esposti a modelli di comportamento caratterizzati da aggressività. Ci sono dei bambini che sembrano non riuscire a gestire e controllare la loro rabbia. Questi soggetti potrebbero sviluppare i cosiddetti problemi esternalizzati, dove il disagio si riversa vero l’esterno, provocando una situazione di disturbo nell’ambiente circostante. Le principali caratteristiche del bambino o del ragazzo con problema esternalizzato sono:

  • Pretesa che i bisogni personali abbiano la precedenza sui bisogni degli altri
  • Ricorso all’aggressività per ottenere ciò che si vuole
  • Oppositività e trasgressione di norme sociali e legali.

Fortunatamente non tutti i problemi di comportamento si rivelano dei veri e propri disturbi. Il comportamento deve infatti assumere caratteristiche estreme, cronicizzate e nocive per il soggetto e per le altre persone. Vediamo quindi brevemente le principali caratteristiche di questi disturbi.

Il disturbo oppositivo provocatorio

I bambini che presentano questo disturbo manifestano disobbedienza, mostrano un umore negativo e sono spesso irritabili. Essi vanno in collera facilmente, tendono a sfidare e litigare anche gli adulti, ad irritare deliberatamente e persone, sono spesso vendicativi e dispettosi, tendono a mostrare rabbia e rancore verso gli altri, tutto questo ad un livello molto più elevato dei loro coetanei. Vari studi (Chess e Thomas, 1986) hanno evidenziato il fatto che i bambini mostrano già dai primi mesi di vita delle caratteristiche nel modo di interagire con l’ambiente, definito con il termine temperamento. Questo non significa però che il temperamento segni il destino della persona. Durante lo sviluppo intervengono infatti dei fattori ambientali che possono influenzare il comportamento del bambino, sia in senso positivo che in senso negativo. È vero anche che se da un lato i genitori influenzano il bambino con il loro stile genitoriale, un bambino con un certo tipo di temperamento sottoporrà i genitori ad un maggiore livello di stress nell’educarlo, esponendoli ad incorrere più facilmente in errore. Un altro fattore determinante è il ruolo della scuola e del suo modo di prendersi carico delle caratteristiche del bambino.

Il disturbo della condotta

I bambini e i ragazzi con disturbo della condotta manifestano persistenti modalità di comportamento caratterizzate dal violare i diritti altrui e le norme di convivenza. Alcuni comportamenti implicano azioni palesemene prevaricanti, come aggressività fisica o violenza sessuale, altri invece riguardano comportamenti quali furta, fuga da casa, marinare la scuola. I casi più gravi di disturbo della condotta sono quelli con evoluzione precoce, i quali tendono a evolvere in disturbo antisociale di personalità in età adulta. Anche in questo caso il temperamento unito alle influenze ambientali e parentali è fondamentale nel determinare il presentarsi di questo disturbo.

Un’ipotesi di trattamento: il Coping Power Program

Come abbiamo detto, a partire da una predisposizione biologica e temperamentale, dalle esperienze nel contesto sociale e all’interno delle relazioni primarie, i bambini con problemi di aggressività sviluppano una modalità distorta e deficitaria di decodifica delle informazioni sociali, con scarsa capacità di analisi degli eventi sociali e in particolare delle intenzioni nella mente dell’altro; tendono a percepire e a valutare i segnali sociali prevalentemente in modo ostile e a reagire in modo aggressivo (Lochman e Dodge, 1994). Mostrano difficoltà nel problem solving interpersonale: fanno fatica a trovare soluzioni adattive ai problemi e considerano l’aggressività una modalità per modulare le emozioni e la strategia maggiormente efficace per regolare le relazioni interpersonali (Lochman e Lenhart, 1993; Lochman e Wells, 2003). Il Coping Power Program è un programma multimodale per il controllo e la gestione della rabbia nei bambini di età scolare, sviluppato da Lochman e collaboratori ed è uno dei pochi programmi con caratteristiche di complessità e di provata efficacia nel trattamento dei disturbi del comportamento dirompente in età scolare. Questo programma prevede un intervento sui bambini e, in parallelo, un intervento sui genitori. Il programma si rivolge a ragazzi dai 6 ai 16 anni, con diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio o Disturbo della condotta e si svolge in gruppi di 4/6 partecipanti o singolarmente.

La parte rivolta ai bambini si struttura in 32 sessioni e prevede l’uso di alcune tecniche cognitivo-comportamentali e attività volte al potenziamento di alcune capacità carenti, quali saper prendere obiettivi a breve e a lungo termine, organizzare lo studio in modo efficace, riconoscere e modulare i segnali fisiologici della rabbia, riconoscere il punto di vista altrui, risolvere in modo adeguato le situazioni conflittuali, resistere alle pressioni dei pari ed entrare in contatto con gruppi sociali positivi. In programma va poi adattato in base all’età dei bambini.

La parte di parent training si struttura in 16 incontri ed è volta al potenziamento delle abilità quotidiane di gestione dei figli, attraverso la promozione di modalità educative maggiormente funzionali, quali la gratificazione e l’attenzione positiva, a ridurre lo stress genitoriale e familiare e ad aumentare le capacità di problem solving in situazioni conflittuali.

Gli incontri durano circa 60 minuti. Le sessioni sono intervallate da colloqui individuali brevi ogni 4-5 incontri e da incontri di follow-up.

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